La mia Confessione fedele
Curo i prati come il pavimento della mia casa,
guardo l’erba come il tappeto sul quale
allignano i figli e un tempo contento.
Non vi è obbligo di appartenenza.
Ogni filo d’erba è una speranza,
il diritto per l’umiltà di un altro
che l’ha preceduto e che io ho falciato,
raccolto e scelto per necessità e dottrina.
Pulire i prati è levare loro i sassi e contarli,
come un atto di compassione
ad ogni riverenza che gli concedi.
È raccogliere terra sputata dal fondo e seminarla,
di nuovo, in segno di generosità verso essa.
È forse un lavoro ingrato e fermo al punto di partenza ma
è anche la mia confessione fedele,
la coscienza che mi riconosco addosso,
di essere qui anche per questo.
R. Dapunt
Tra mille tramestii e vacui discorsi, parole che si affollano inutili e tempi dilatati all'infinito, mentre ci sarebbe solo da fare spazio per nuove e rivoluzionarie azioni, consistenti in semplice e concreto FARE; tra tentativi di depistaggio e di rendere complicato quello che è semplice e inaccessibile quello che è di tutti, mentre il tempo passa inesorabile e il quotidiano affanno grava sulla vita di chi si arrovella sul prezzo delle mele piuttosto che sugli scranni presidenziali,
ebbene proviamo a fare SILENZIO.
Un silenzio sacro, interno, puro e scarno, dove quello che è vero semplicemente E'.
Dove le azioni di ogni giorno, umili e prive di altisonanza, acquistano il fervore mistico della REALTA'.
Da questo spazio, e solo da questo, esprimiamo parole e pensiero. Il resto lo si lasci a chi, senza pace, si sgretola inesorabilmente minuto dopo minuto, e non lo sa.